Una nuova minaccia dall’Asia per gli agrumi

Proveniente dall’Asia, si sta diffondendo nel Sud Italia, in particolare in Sicilia

Il suo nome latino è Aleurocanthus spiniferus, ma gli agricoltori lo conoscono come aleurodide spinoso, ed è la nuova minaccia che preoccupa il settore agrumicolo.
A onore del vero, questo insetto rincote, della famiglia degli aelurodidi, è altamente polifago ed è segnalato su oltre cento specie vegetali appartenenti a trentotto famiglie botaniche di interesse agrario, quali kaki, melograno, vite, melo, pero, fico, mirto ma anche numerose piante ornamentali presenti nel contesto urbano, come rosa, edera, lauroceraso. 

Nei nostri areali, però, sta mostrando una spiccata preferenza per le piante del genere Citrus (arancio, mandarino, limone), come ha spiegato l’esperto Giuseppe Eros Massimino Cocuzza, dell’Università di Catania, durante il convegno “Bilancio fitosanitario 2022 e 2023 degli agrumi”: “Siamo di fronte al classico caso di insetto alieno (l’aleurodide è originario dell’Asia sudorientale), che si è introdotto nel nostro Paese per puro caso, probabilmente grazie a qualche pianta ornamentale importate dall’estero. In Italia è stato segnalato per la prima volta nel 2008 in provincia di Lecce e, da allora, si è diffuso a macchia di leopardo in diverse zone della penisola, in particolar modo nel Centro-Sud Italia”.

Spine filamentose intorno al corpo dell’Aleurocanthus spiniferus

Per la sua pericolosità e velocità di distribuzione, A. spiniferus è stato classificato dall’Eppo (European and Mediterranean Plant Protection Organization) come organismo nocivo da quarantena rilevante per l’Unione Europea, e ne è vietata la diffusione.
D’altro canto, in caso di infestazioni, il danno è particolarmente grave: “Sulle piante attaccate si sviluppano colonie dense di stadi immaturi che producono abbondante melata zuccherina appiccicosa che evolve in una fumaggine (una muffa saprofita nerastra) particolarmente insidiosa, quasi impossibile da eliminare, che – da un lato – deprezza irrimediabilmente i frutti presenti sulla pianta e, dall’altro, indebolisce la pianta stessa, poiché ne compromette la capacità fotosintetica.”
“Attualmente – prosegue il ricercatore – ci sono focolai su alcuni impianti di arancio della zona di Caltagirone (nella parte meridionale della provincia di Catania, al confine con l’agrigentino) con danni veramente importanti.

Fumaggine su foglie e frutto di arancio

 Fortunatamente non si segnalano altre situazioni altrettanto critiche in ambito agrumicolo, ma sappiamo che l’insetto è stato segnalato a Palermo, Messina e Catania; quindi, occorre la massima attenzione e tempestività nell’avvertire il servizio Fitosanitario appena ci si accorgesse della presenza di Aleurocanthus spiniferus. A tal proposito, ricordo che gli adulti assomigliano a piccoli moscerini, con ali di colore grigio bluastro metallizzato, segnate da macchie chiare; mentre gli stadi giovanili, che fuoriescono da uova giallastre di forma ellittica deposte sulla pagina inferiore delle foglie, sono quattro, anch’essi di forma ellittica ma di colore nero e tendenzialmente immobili”.

Adulti di Aleurocanthus spiniferus e uova

“La specie svolge tre generazioni all’anno e la più dannosa è quella tardo primaverile-estiva. Questo aspetto è importante da tenere a mente se si vuole adottare una corretta strategia di difesa, che prevede il posizionamento di un trattamento chimico a febbraio, per abbassare il potenziale di inoculo, e i successivi a base di olio minerale (utilizzabile anche nelle colture Bio) nel caso di infestazioni. Questi principi attivi non sono risolutivi e, soprattutto, non occorre abusare di quelli ad ampio spettro, per evitare di eliminare anche gli insetti utili. Quindi è molto importante gestire la pianta correttamente dal punto di vista agronomico, a partire da una oculata concimazione azotata, piuttosto che l’asportazione dei residui di potatura.”

“Non da meno – conclude Cocuzza – si sta lavorando anche sul contenimento biologico tramite parassitoidi, ma, come spesso accade con le specie invasive aliene, nei nostri territori non sono presenti antagonisti indigeni. Pertanto, se si vuole proseguire su questa strada si dovranno avviare le necessarie azioni – di concerto con le istituzioni scientifiche – finalizzate all’introduzione di antagonisti provenienti da altre aree geografiche, nel rispetto della normativa vigente e in analogia con quanto si sta realizzando, in ambito nazionale, sul controllo biologico di Halyomorpha halys e Drosophila suzukii.”(gc)

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