La prima tassa sulle emissioni negli allevamenti intensivi.La Danimarca approva

Una transizione graduale porterà gli allevatori a pagare sempre più tasse per ogni capo di bestiame, a meno di non compensare con scelte ecologiche: la rivoluzione della Danimarca, prima nazione al mondo ad affrontare seriamente il problema delle emissioni di gas serra negli allevamenti

Quasi cento euro l’anno per ciascuna mucca: la Danimarca, pioniera mondiale sull’argomento, approva la prima tassa sull’emissione di gas serra negli allevamenti. Non è stato facile, in effetti. Ci sono voluti mesi di trattative, le stesse che da noi (e in tutto il resto d’Europa, a dire il vero) hanno portato gli agricoltori e gli allevatori a scendere in piazza con i loro trattori, cercando di opporsi alle richieste degli ecologisti e di chi vuole rallentare nel tentativo di salvare il Pianeta.

E se il Ministro dell’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, parla del rischio di «eccedere in sostenibilità ambientale» quando si chiede alle imprese italiane di fare scelte diverse, è facile credere che da noi la «carbon tax» danese non vedrà la luce molto presto. Se è per questo, anche in Danimarca le cose andranno gradualmente (come è giusto che sia), ma almeno l’iter per la realizzazione di quella che sembra una svolta importante in termini ecologici è stato avviato, ed è l’unico caso al mondo in cui è stata fatta una scelta simile.

Il governo danese, infatti, è arrivato faticosamente a concordare un’aliquota fiscale di 120 corone danesi (circa 16 euro) per tonnellata di emissioni equivalenti di anidride carbonica provenienti dal bestiame (mucche e suini) che – è sempre bene ricordarlo – sono responsabili dell’11% delle emissioni globali, in particolar modo (quasi i due terzi) da attribuire alle mucche. In questa prima fase di applicazione della nuova tassa, gli agricoltori non verranno lasciati soli, ma saranno applicati degli incentivi per la transizione ecologica oltre a una detrazione fiscale di base del 60% almeno per i primi due anni. Poi, nel 2030, la tassa salirà a 300 corone danesi (circa 40 euro) per tonnellata di CO₂, e ancora a 750 corone (oltre 100 euro) nel 2035. «Siamo riusciti, contro ogni previsione, a ottenere un modello fiscale in cui l’agricoltore che utilizza soluzioni climatiche approvate ed economicamente sostenibili può evitare completamente l’imposta», ha spiegato Søren Søndergaard, presidente del Danish Agriculture & Food Council.

La nuova tassa dovrebbe essere approvata dal parlamento danese entro la fine dell’anno. «L’agricoltura deve contribuire ed essere parte del futuro verde», ha affermato Lars Aagaard, Ministro del Clima del Paese. E per capire a che punto siamo noi, basta pensare che in Italia un ministro del Clima nemmeno lo abbiamo ancora immaginato.

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