Festival di Cannes 2024: protagoniste le donne alla ricerca della libertà.
Di Laura Damiola
Da Occidente fino all’Asia, la condizione delle donne è stato Il filo rosso che ha legato numerosi film di questa 77esima edizione. Donne di tutti i ceti sociali, in tutte le fasi della loro vita, di tutte le età. Donne resistenti,donne che affrontano con coraggio i momenti cruciali della loro esistenza, donne che vogliono fuggire da una realtà che le opprime, donne alla ricerca della libertà.
Il Palmares lo ha confermato. Anora, il film che ha vinto la Palma d’oro del Festival di Cannes, del regista Sean Baker, autore indipendente americano, è il ritratto di una giovane ballerina di lap dance ( Mike Madison) che si trova a combattere, per uscire dalla sua condizione, per la favola di una Cenerentola moderna, ma non esente dai giochi perfidi di chi decide di emarginare e relegare al fallimento. Un film ironico di tre ore, “Un film che ci ha sollevato il cuore” ha dichiarato la presidente di giuria Greta Gerwig. Straordinaria capacità del regista statunitense di destreggiarsi tra contrasti e opposti, passando dalla banalità al sentimento, creando una storia bella, piena d’umanità e profonda.
Di donne e resistenza, parla la giovane regista Coralie Fargeat, vincitrice a Cannes del premio per la Miglior sceneggiatura di un film choc, The Substance, con Demi Moore. La protagonista si autodistrugge ossessionata dalla rincorsa senza limiti, fino all’avvelenamento, verso una giovinezza eterna, in un mondo dove le donne sono giudicate solo per la loro bellezza e diventano complici di un sistema. “E’un film sull’esperienza delle donne del mondo e sulla violenza subita. Spero che possa se non cambiare il mondo, dare almeno un piccolo contributo, essere parte del cambiamento, sono vicino a tutte le donne che si prendono il rischio di parlare e denunciare e di far parte di questa rivoluzione appena cominciata”,ha detto la regista.
Donne che subiscono una serie di restrizioni ai loro diritti e alle loro libertà, sono echeggiate nelle parole del regista iraniamo, Mohammad Rasoulof, Premio speciale della Giuria per “Il seme del fico sacro”. “Le giovani donne del mio paese, del movimento Donne Vita Libertà, mi hanno ispirato con il loro grande coraggio a lottare. Il mio popolo è ostaggio del regime, una situazione di sofferenza, che si vive quotidianamente, gli attori del mio film sono stati trattenuti in Iran con la pressione dei servizi segreti della Repubblica Islamica e sono profondamente triste. Questo film è un miracolo, ma in Iran accadono cose terribili”.
Altre donne, altri paesi: è l’India di All We Imagine As Light di Payal Kapadia. In India la donna è considerata una sventura, se nasce. La sua vita è finalizzata al matrimonio, che avviene in età giovanissima. Il film è coraggioso, femminile e femminista. Havinto il prestigioso secondo premio, il Grand Prix, con la storia di “solidarietà ed empatia” di una giovane infermiera di Mumbai, le condizioni di lavoro in ospedale, la lotta di Parwati per non essere sfrattata da casa”.
Non ha vinto, ma è un magnifico ritratto di donna, l’unico film italiano in concorso nella selezione italiana diretto da Paolo Sorrentino, Partenope, che racconta, la storia epica di una vita intera di quelle coraggiose che affrontano i vorticosi momenti della vita. Partenope, la protgonista, rampollo di una famiglia napoletana, bella, intelligente, nel mezzo di una giovinezza spensierata avrà un evento drammtico che cambierà il suo approccio alla vita.
Un altro ritratto di una giovane donna, dove gli intrighi, i problemi della vita rivelano la sua personalità, è stata filmata con estrema sensibilità dalla regista britannica Andrea Arnold nel film Bird, che ci regala tutta la poesia del quotidiano, in un contesto familiare violento.Racconta di una preadolescente, Beilley, 12 anni che vive con suo fratello maggiore, una pepita in mezzo alla violenza familiare. La storia di una crisalide che vediamo esplodere in un ode alla libertà.
Un altro personaggio femminile, che con la sua bellezzza malinconica, ha illuminato lo schermo, è NiKi di Celine Sallette, un biopic dedicato all’artista franco americana Niki de saint Phalle. C’è qualche cosa di animale, infantile in questo personaggio che ci porta nel suo percorso di lotta e di ribellione attraverso l’arte, riscattando la propria vita, dalle violenze di un incesto subito durante l’infanzia.
Una storia di dolore e rinascita è stata anche raccontata dal regista francese Jacques Audiard in Emilia Perez. Il film portavoce di verità scomode, è un esplosivo dramma musicale, su un boss del cartello trans che abbandona la sua vecchia vita e ricomincia da zero. Ha vinto due premi importanti il Premio della Giuria e il Premio per la miglior interpretazione femminile, all’attrice Karla Sofia Gascón per la prima volta nella storia del Festival a un transgender. Dedico il premio a tutti i trans del mondo e a chi ci ha fatto soffrire perchè è ancora tempo di cambiare”, ha detto l’attrice spagnola nel corso della Cerimonia di chiusura al Grand Theatre Lumière. Il 77° Festival di Cannes ha illustrato tutte le sfumature, le sfaccettature, dell’oppressione subita da milioni di donne in tutto il mondo in quello che alcuni critici definiscono un “autoritratto” della presidente della giuria, la regista Greta Gerwig.